ALCTRON HST11 Vs APEX 460
Un compositore mi contatta dicendo che ha un microfono da sistemare.
Si tratta di un modello prodotto dalla Alctron, l’ HST11.
In realtà sul corpo non sono presenti né scritte, né marchi; in quanto questo modello è prodotto per conto terzi e quindi ci penserà il cliente ad apporre il proprio marchio su di esso.
Infatti questo microfono può avere tanti nomi quanti sono i commercianti che lo rivendono: Apex 460, Advanced Audio Cm12 SE, Nady TCM1150, Shuaiyin SYT1100, Carvin CTM100, ecc,ecc.
Sul web si trovano numerose modifiche per migliorare o quanto meno, modificare il suono di questo microfono.
Personalmente credo che se non si eseguono modifiche radicali (sostituzione, della capsula oppure del trasformatore di uscita, o di entrambi) non sia possibile modificarne completamente il suono.
D’altro canto, se si eseguono modifiche radicali, tanto vale modificare anche il circuito elettronico ma, a questo punto, si potrebbe parlare di ricostruzione (si tiene il telaio e si sostituisce tutto il resto).
Non voglio entrare nel merito se questo tipo di lavoro sia conveniente o no, ma sicuramente se uno vuole provare a smanettare su un microfono non molto costoso, che male c’è?
Tornando all’oggetto in questione: esso è fermo da anni, in quanto il proprietario ha perso il cavo di alimentazione durante un trasloco; vorrebbe rimetterlo in funzione per capire come suona e poi valutarne eventuali modifiche.
Aperto l’apparecchio vedo che è costruito con buoni materiali: lo chassis è in acciaio, il trasformatore di uscita ha un contenitore schermato e il supporto della valvola è formato da una base di teflon tornito e gomma; il tutto per essere robusto ma nello stesso tempo ridurre le vibrazioni.
Il microfono esteticamente è molto simile all’ AKG C12 e ne riprende alcune caratteristiche: corpo rotondo e stretto e il dover essere utilizzato a “testa in giù”.
In questo modo il calore generato dal tubo a vuoto va verso l’alto e non crea una perturbazione davanti alla capsula. Lo si vede dalla valvola posta con la punta in basso e l’elettronica spostata sul lato opposto.
Per prima cosa mi procuro uno schema, in modo da capire come sono collegati i piedini del connettore XLR; guardandolo vedo che viene impiegata una ECC81/12at7 un doppio triodo, e che vengono utilizzati in due stadi di amplificazione posti in cascata. L’alimentazione dei filamenti è di 12V e l’anodica 200V.
Viste che è un manufatto costruito per conto terzi, ( e quindi soggetto alle variazioni che potrebbe chiedere il cliente), decido di non fidarmi completamente dello schema, ma di verificare con un multimetro che i collegamenti del Canon di uscita corrispondano a quelli del microfono ( in pratica il connettore dovrebbe essere invertito: il pin 7 corrisponde a quello 1, il 2 al 6 ecc ecc).
Con meraviglia vedo che in realtà la connessione è invece diritta (1 va con 1, il 2 con il 2 ecc ecc); meno male che ho controllato.
Una volta arrivati il cavo , procedo a saldare gli spinotti; con il proprietario abbiamo deciso di usare un cavo buono ma non eccezionale: un Tasker serie C4015, esso rappresenta un buon compromesso tra prezzo e prestazioni.
Collegato il tutto testo il cavo, che funziona perfettamente, anche se dopo un certo tempo sento delle piccole scariche presenti sull’ uscita audio. Tolta la calotta di protezione della capsula vedo he le lamine sono un po’ sporche , le ripulisco e per sicurezza lucido i piedini della valvola e il relativo zoccolo.
Dopo una lunga prova posso riconsegnarlo al legittimo proprietario.
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