BRYSTON: CHE POTENZA!!! (Seconda Parte)
Eravamo rimasti con il dover misurare la potenza massima erogata del nostro amplificatore Bryston 3B per poterne poi calcolarne la potenza consumata.
Per fare ciò, useremo l’unica unità di misura tecnicamente accettabile per fare confronti: la Potenza Continua in Regime Sinusoidale o R.M.S.
Per eseguire questa misura ci occorrono alcuni strumenti: un generatore di bassa frequenza, un carico fittizio da 8 ohm, un oscilloscopio e una pinza amperometrica.
Tutti questi strumenti vengono collegati come nella figura sottostante.
(Per semplificare ho disegnato lo schema come se si fosse un canale solo, ma nella pratica li ho collegati entrambi).
La pinza amperometrica, serve a misurare la corrente assorbita dall’amplificatore dalla linea elettrica; il generatore crea un segnale di prova sinusoidale a frequenza fissa ( 1Khz), ma di ampiezza variabile. Il carico fittizio serve per dare all’amplificatore un carico puramente resistivo di valore costante ( 8 ohm) che non cambi al variare dell’ampiezza del segnale. L’oscilloscopio permette invece di vedere la forma d’onda di uscita per capire quando l’amplificatore si satura e inizia a distorcere, oltre che misurarne il valore R.M.S.
Per calcolare poi la potenza assorbita userò la formula: P = I x V
dove P è la potenza, I è la corrente misurata dalla pinza amperometrica e V sono la tensione della linea elettrica (230V).
Invece per calcolare la potenza in uscita devo prima trovare il valore della corrente che viene mandata al carico; quindi userò la legge di Ohm: I = V/R; dove I è la corrente che esce dall’amplificatore, V è la tensione misurata dell’oscilloscopio e R e il valore di resistenza del carico fittizio.
Trovata la corrente potrò anche in questo caso calcolare la potenza con la stessa formula di prima.
Prima di collegare gli strumenti, apro l’amplificatore per dargli una pulita e verificare che sia in ordine.
L’interno è ingegnerizzato molto bene: i circuiti dei due canali sono completamente separati.
Ogni canale, ha il suo alimentatore, il suo circuito di ingresso e stadio finale separati dall’altro.
L’unica cosa in comune sono le masse riferite nello stesso punto e messe a terra; in pratica è come avere due amplificatori elettricamente distinti, ma inseriti nello stesso contenitore.
Collegati tutti gli strumenti, li accendo e aspetto qualche minuto che l’amplificatore vada in temperatura.
Dopo 5 minuti mi accorgo che c’è qualcosa che non funziona: il canale destro scalda in modo anomalo,
l’aletta di raffreddamento è bollente e in più, al posto della sinusoide è presente solo una distorsione in uscita.
Spento il tutto inizio a indagare sul guasto.
Dopo un certo tempo mi rendo conto che ci sono i transistor finali in dispersione; una volta sostituiti, posso nuovamente passare alle misure.
Per prima cosa misuro quanto assorbe la macchina “a vuoto” cioè senza alcun segnale in ingresso.
Per fare questo, collego solo l’alimentazione e la pinza amperometrica; metto in cortocircuito entrambi gli ingressi e accendo il tutto.
La pinza amperometrica misura 210 mA
Se calcolo la potenza:
P = V . I = 230 . 0,210 = 48,3W ≈ 50W
In pratica, l’amplificatore solo perché è acceso assorbe 50W dalla rete elettrica.
Inserito il segnale di prova, ne aumento il valore fino a quando la sinusoide in uscita arriva a 20V
Essendo che:
I = V/R = 20/8= 2,5 A
Quindi : P= V.I = 20 . 2,5 = 50W
Sono 50W erogati in uscita, ma dalla line elettrica quanto assorbe?
In ingresso abbiamo 1,6 A, e rifacendo il calcolo portano a ≈368 watt.
Salendo ancora con il segnale in ingresso, arrivo al clipping con 33,2V in uscita.
Tornando un po’ indietro vedo che il limite massimo è di 30,3V, che corrispondono a ≈115W che vanno al carico; Invece in ingresso, il calcolo porta a circa 420W assorbiti.
Per curiosità, riporto l’uscita in clipping a 33V e rifaccio le misure e i calcoli.
In questa fase l’apparecchio assorbe ≈460W e ne eroga ≈150 sul carico.
Ovviamente non questa situazione non si può usare, data l’elevata distorsione dei segnali.
Dalle misure emerge che in realtà la potenza effettiva che l’apparecchio può erogare è di poco superiore ai 115W a canale a fronte di 420W assorbiti e i 1500 dichiarati sulla targhetta.
Può sembrare poco, ma la resa del circuito (30%) è assolutamente il linea con questo tipo di configurazione circuitale.
Ps. In questa trattazione ho volutamente tralasciato alcuni aspetti,( come il cosα) per semplificare l’argomento e poterlo rendere comprensibile a tutti. Non me ne vogliate a male, ma non volevo scrivere un trattato di elettrotecnica.