MELOS EM-130: IT’S A LONG ROAD

La Shin-Ei è un’azienda giapponese, specializzata nella costruzione di pedalini per chitarre.

Nata negli anni 60’, ha iniziato producendo per altri marchi, per poi passare alla fine degli anni 80’, a produrre con il proprio nome.

La Univox, invece, era una società nata nel 1962 dall’acquisto della Amplifier Corporation of America (A.C.A.),  da parte di Unicord (produttore di trasformatori) che voleva espandere la propria produzione nel settore degli strumenti musicali.

Da quel momento la Univox  incominciò a vendere strumenti con il proprio marchio, ma prodotti in Giappone, (tra cui le chitarre Matsumoko) oppure importati (Marshall,Korg, ecc ecc).

Dal 1970 Shin-ei sviluppò e produsse, vari tipi di effetti per conto della Univox (su tutti  i famosi Super-Fuzz Pedal, usato da Pete Townshend e l’Uni-Vibe usato da David Gilmour) tra cui alcuni riverberi a nastro che la stessa Univox vendeva sotto il nome di Melos (Dalle iniziali del nome del proprietario Mersky  “MER-son”, “Me-los”).

Nel progettare Il Melos EM-130, oggetto di questo post, la Shin-Ei usò la più compatta tecnologia presente in quel momento in casa propria: L’HiPac.

L’HiPac era un successore della cartuccia PlayTape della Toshiba; Fu introdotto nell’agosto del 1971 dalla Pioneer sul mercato giapponese delle autoradio, ma venne dismesso nel 1973 per la scarsa richiesta.

Esternamente sembra una cassetta per Stereo 8, ma più piccola (le dimensioni sono quelle di una musicassetta), ma con lo stesso principio di funzionamento: un’unica bobina immagazzina il nastro che viene riprodotto a ciclo continuo.

Questo la rende adattissima per costruire una macchina che funzioni ad anello come un eco/riverbero.

L’EM-130, oggetto dell’intervento, nonostante i suoi 40 anni di età è in condizioni praticamente perfette; sul tolex e sul frontale non vi è alcun graffio, segno che il proprietario lo ha trattato con cura.

Il difetto è semplice: si accende, ma non funziona.

Separato il telaio dal contenitore vedo che la componentistica è interamente giapponese: semiconduttori e motore Matsushita, testine Pionerr, condensatori TDK e OSOR.

Dopo tutti questi anni i condensatori hanno iniziato a perdere elettrolita, e vanno quindi sostituiti, così come alcuni potenziometri che sono diventati rumorosi e la cinghia di trasmissione che è divenuta lasca.

 

Una volta ripristinato l’apparecchio devo occuparmi delle cartucce: il nastro non è più presente nella sua sede; i feltrini si stanno staccando e i Pich roller integrati girano male.

La prima cosa da fare è smontarle e dividere i gusci esterni da tutte le parti meccaniche; i primi vanno puliti facendo attenzione a non staccare le etichette originali, i secondi vengono sgrassati usando la lavatrice ad ultrasuoni.

Dopo la pulizia, noto che alcune parti sono consumate e in più non si riesce a capire quanto deve essere largo e lungo il nastro. Dopo numerose ricerche, riesco a contattare un appassionato che mi spedisce un Kit di ripristino dal Giappone, insieme alle istruzioni di montaggio.

Nel kit ci sono: le rondelle di teflon, il nastro, i feltrini di ricambio, i perni dei rulli e le molle.

Ripristinate le cartucce, non resta che costruire delle custodie, per evitare che la parte di nastro esposta si rovini.

Un lungo collaudo conclude l’interevento.

 

LESLIE 760. L’ELETTROFONO DEGLI ANNI 2000

LESLIE 760. L’ELETTROFONO DEGLI ANNI 2000

Parlare dalla storia della musica senza citare gli amplificatori Leslie, è come parlare della Corsa allo Spazio senza parlare del programma Gemini.Il suo suono caratteristico è stato utilizzato da moltissimi Musicisti dagli anni 50’ in avanti; da Rick Wright dei Pink Floyd a Jon Lord dei Deep Purple, Tutti i tastieristi e chitarristi almeno una volta nella vita hanno sentito parlare di questo particolare amplificatore.

Infatti questo strumento in origine è stato costruito per essere abbinato agli organi Hammond, in modo da simulare, l’effetto tridimensionale di un ambiente chiuso.

Solo successivamente alcuni chitarristi provarono a collegare il loro strumento a questo tipo di amplificatore ottenendo il caratteristico effetto di Tremolo e Chorus che tutti conosciamo. Strutturalmente un Leslie si presenta come una macchina Elettro-Meccanica piuttosto complessa, in quanto è formato da amplificatori e da motori e ricorda più un Elettrofono degli anni 20’ che uno amplificatore propriamente detto.Il suono in entrata viene prima diviso in due gamme di frequenza: alta e bassa, che vengono poi amplificate separatamente e inviate a due altoparlanti distinti. I Bassi vengono inviati a un Woofer girato a testa in giù; sotto all’altoparlante c’è un riflettore acustico in legno, dalla forma a parabola, con pianta circolare che ruota sul proprio asse, azionato da un motorino elettrico mediante una cinghia e relativa puleggia.

Gli Alti vengono inviati a un Tweeter a compressione, che spinge il suono in un doppio diffusore a tromba, montato su un asse e posto in rotazione da un altro motorino elettrico dotato di cinghia.I due rotori sono tra loro indipendenti; quello dei bassi gira ad una velocità simile ma non uguale rispetto a quello degli alti, inoltre i sensi di rotazione dei due rotori sono opposti, creando così una modulazione del suono che cambia in continuazione.

Il Motori hanno due velocità chiamate Chorus e Tremolo: la prima prevede una rotazione molto lenta dei riflettori acustici, circa 40 giri al minuto, mentre la seconda, circa 400 giri al minuto. Il passaggio da una velocità all’altra non è istantaneo, in quanto le cinghie che trasmettono il moto sono di cotone, che le rende rigide. Nel momento in cui si passa da una velocità ad un’altra la cinghia perde di aderenza sulla puleggia e slitta per un certo tempo prima di recuperarla; in questo modo il cambio di velocità avviene gradualmente.

Gli effetti prodotti da questo meccanismo sono molteplici: la rotazione del riflettore acustico provoca una modulazione di ampiezza, di frequenza, di fase e di spettro, a seconda della direzione dei riflettori acustici, della velocità di rotazione degli stessi e della posizione dell’ascoltatore, con un fronte sonoro molto ampio e continuamente variabile. Si ottiene quindi una connotazione molto particolare del suono, estremamente difficile da riprodurre con altri dispositivi.

Nel modello che ho restaurato (IL 760); nel passaggio da tremolo a stop, viene esercitata un’azione di frenatura per far sì che i rotori si arrestino in fretta. Per fare ciò viene usato un circuito temporizzatore che inserisce per un certo tempo la modalità Chorus prima di disattivare del tutto i gruppi motori. In questo modo i motori diminuendo il loro numero di giri effettuano un’azione frenante sui rotori. Negli anni numerosi Kit di modifica venduti da terze parti, permettono di modificare questi apparecchi, per aggiungere la possibilità di cambiare la velocità dei motori anche nei tipi più vecchi in cui questa funzione non era prevista.

L’esemplare che vedete nelle foto mi è arrivato in buone condizioni estetiche ma mancante di parte dei meccanismi: era privo sia delle trombe che del relativo supporto, delle cinghie, del cavo per collegare la pedaliera di comando al cabinet e in più era stato parzialmente manomesso in un maldestro tentativo di riparazione. Il lavoro si è quindi inizialmente concentrato sulla ricerca delle singole parti mancanti sfruttando la Rete per trovarle. Dopo aver chiesto alcuni preventivi mi sono reso conto che era meglio rivolgersi ai rivenditori di pezzi usati ma garantiti, per evitare di rendere la riparazione non conveniente. I pezzi di ricambio originali Hammond costano tantissimo e farseli spedire dalla casa madre in America ancora di più; trovandoli originali ma usati qui in Italia si è potuto risparmiare quasi il 50% sull’originale.

Mentre aspettavo l’arrivo dei ricambi ho riparato l’elettronica, smontato e ripulito il cabinet, sostituito i cuscinetti ai motori e verificato il corretto funzionamento della pedaliera.

Dopo aver montato le trombe, le cinghie, e riallineato il tutto ho testato la corretta rotazione e velocità delle trombe. In ultimo ho collaudato l’amplificatore con un amico chitarrista, collezionista di questi apparecchi, che mi ha confermato la perfetta riuscita di questo restauro.